La visita al MACHO (Museo di Arte Contemporanea Horcynus Orca)

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Metti una domenica di maggio, il sole e il caldo che fanno pensare ad un primo bagno nelle acque dello Stretto. Bene, non è andata esattamente così, perché la pioggia del primo pomeriggio ci ha costretti ad anticipare un po’ il rientro in centro città. Ma l’immersione nella bellezza, nell’arte e nella qualità del lavoro di chi contribuisce a rendere Messina una città migliore, l’abbiamo fatta ugualmente, e con grande soddisfazione.

E così come nello Stretto si incontrano le acque di due mari diversi (Ionio e Tirreno), anche noi abbiamo un inizio “duale”. Un primo gruppo si incontra a Piazza Stazione, un altro (quelli della zona Nord) al Ringo, sul Viale della Libertà. Il congiungimento dei due gruppi forma una silenziosa

onda rossa (belle le nostre magliette, no?) che inizia a dipanarsi sulla ciclabile di Paradiso.

Andiamo piano, con soste, acqua e foto. A Sant’Agata navighiamo un po’ nel traffico automobilistico fino all’ingresso a Ganzirri. Dal limite nord del lago grande ci infiliamo in un dedalo di viuzze che attraversando contrada Margi, ci portano fino al centro di Torre Faro.

Ci accoglie Giacomo Farina, direttore artistico e responsabile struttura e personale per la Fondazione Horcynus Orca. Smontati dalle bici, inizia per noi tutt’altro viaggio. Un primo pezzo, per ammirare dalla terrazza il punto più stretto dello Stretto, a pochi metri dal pilone e a un passo dal faro. Abbracciamo con lo sguardo l’azzurro chiaro del Tirreno e il blu più intenso dello Ionio, inebriandoci delle variazioni di tessitura sulla superficie dell’acqua, ma soprattutto imparando che i due mari (sempre loro, Ionio e Tirreno), si incontrano senza mischiarsi, e che i due mostri (Scilla e Cariddi) a loro volta non si incontrano, collaborando a distanza (smart working ante litteram?) a rendere insidioso un mare apparentemente innocuo.

Apprenderemo che sui fondali giacciono circa 30 relitti, e tantissime altre cose, non senza un cenno alla poetica, alla lingua e all’opera di Stefano D’Arrigo, autore di quel romanzo complesso e innovativo che è appunto Horcynus Orca.

La seconda tappa (anche questa, senza inforcare le bici), pochi metri più in là, nella famosa Torre degli Inglesi, sede oggi del MACHO (Museo di Arte Contemporanea Horcynus Orca). Il museo ospita opere di artisti siciliani e di varie zone del Mediterraneo. Alcune di queste sono installazioni, tra cui quelle di Emilio Isgrò, l’artista barcellonese (la nostra Barcellona Pozzo di Gotto) delle cosiddette cancellature.

E all’incanto dell’arte si unisce quello della pietra, perché una delle opere si trova in una sala che affaccia al suo interno sui gradini del faro romano, roba di duemila e passa anni fa.

E ultima tappa di un viaggio che vorremmo non finisse, la sezione scientifica del museo. Una teca esibisce alcuni pesci abissali, rassegna di piccoli mostri marini; lì accanto poi, la sala “immersiva”: realizzata da un connubio di expertise in ambiti che vanno dall’information technology, al psicologico ed all’artistico, permette a piccoli e grandi, attraverso l’uso di tecniche di realtà virtuale e realtà aumentata, di giocare con le acque dello Stretto, chiamando, con gesti delle mani, le immagini ed i suoni delle creature delle sue profondità.

Siamo usciti dal MACHO con un senso di sorpresa e di gratitudine. Sorpresa per le tante cose che ignoravamo della nostra terra, e gratitudine per chi ha avuto la visione, l’energia, la perseveranza e la professionalità di realizzare una cosa così bella. Possiamo solo raccomandare di visitare la Fondazione Horcynus Orca e il MACHO, e va da sé che consigliamo di farlo in bici, sono circa 45 minuti a passo turistico, partendo da centro città.

Per chi si chiedesse com’è finita, siamo rientrati dopo un rapido pranzo, cercando invano di evitare la pioggia, che ci ha inesorabilmente colti sul Viale Giostra. Qualche goccia innocua, dopo uno straordinario pieno di bellezza.

P.S. Vogliamo ancora una volta ringraziare la direzione della Fondazione Horcynus Orca, per l’accoglienza e per l’apertura straordinaria per FIAB Messina Ciclabile.

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